Alla fine sembra che Luca sia un amico o uno zio che ti condivide quel che ha imparato sulla strada che l’ha portato a realizzare il suo sogno, invitandoti a provare con il tuo di sogno.
Ma andiamo con ordine.
Questo libro, che ha la chiarezza e il metodo di una guida e l’intimità di un diario, parla di sogni e di come realizzarli. Luca ci regala la sua esperienza, l’esperienza di un ingegnere nucleare che rinuncia al suo lavoro per inseguire il sogno di diventare pilota d’aerei. La parola “sogno” (che sovente usiamo in maniera non adeguata) rappresenta spesso qualcosa di estremo, di eccezionale, difficilissimo da raggiungere, ma l’autore ci fa intravedere che non è così. Luca non uno dei migliaia di super-guru della crescita personale: Luca è una persona normale ed è proprio la sua normalità a farcelo sentire così reale, così vicino e che realizzare i sogni sia una cosa così possibile. Ecco perché dico che Luca potrebbe essere un amico o uno zio che condivide, solo per amore della condivisione, quel che la sua esperienza gli ha insegnato. Insegnato… non è corretto dire solo “insegnato” perchè la differenza la fa anche l’allievo. Quindi anche nel “tirare le somme” è importante quel che il protagonista ha imparato, cioè quel che lui ha attivamente e criticamente compreso, perché, fin dalle prime pagine, è chiaro come l’autore abbia fatto un lavoro attivo di critica per riassumere e mettere a fuoco i vari concetti. A proposito… il senso critico, inteso come capacità d’analisi, è uno dei fattori che l’autore definisce come necessari per aumentare le probabilità di raggiungere il proprio sogno. Gli altri fattori sono: l’impegno, il metodo, il lavoro di squadra. Davvero, ho avuto la palpabile sensazione che un sogno è qualcosa di reale, tangibile, alla portata di tutti. Non solo. Secondo l’autore c’è un risvolto “etico”: realizzare il proprio sogno (o i propri sogni) migliora il mondo e la vita delle persone che ci sono accanto. E non si tratta solo di dare l’esempio. No, significa davvero fare meglio di chiunque altro qualcosa che fai perché è, appunto, il tuo sogno, quindi chi potrebbe impegnarsi più di te se è il tuo sogno?
Tra le cose che mi hanno sorpreso di questo denso libricino, che come dice Irene Bertoglio, curatrice della collana “Scripta manent”, è “piccolo per dimensione, ma grande per qualità”, vi è l’iniziale differenza tra motivazioni e passioni. Messa ad inizio libro questa distinzione mi ha naturalmente “costretto” ad analizzare le mie motivazioni e le mie passioni. E mi sono sentito in difficoltà… indicando che qualcosa dentro di me si è mosso (è questo l’obiettivo di un libro, no?).
Ho adorato i passaggi in cui l’autore utilizza la sua esperienza di pilota per formalizzare alcuni concetti importanti: è il caso della mappa mentale FORDER (che non vi spoilero, ma che è un vademecum interessante per tutte le circostanze della vita). Oppure nel debriefing finale, simile a quello che i piloti fanno a fine volo. Mi piace quando una persona trova della somiglianze fra mondi diversi, quando vede il mondo per analogie perché è la prova della sensibilità di quella persona. Mi è piaciuta la totale assenza di presunzione o arroganza quando Luca ha sorvolato e osservato criticamente la società attuale, suggerendo le cause del perché pochi inseguono i propri sogni (spoiler: alla fine tutto torna lì… perché non si conosce se stessi!).
La lettura è estremamente scorrevole anche se mi son dovuto fermare qualche volta per riflettere sui passaggi che mi toccavano. Le appendici finali (grafologia, intelligenza emotiva, ostacoli e dipendenze professionali) scritte da diversi autori, confermano uno dei due tratti caratteristici della collana “scripta manent” di cui questo libro fa da apripista: la collaborazione fra autori in un clima di confronto e condivisione. L’altra peculiarità della collana è la valorizzazione della scrittura manuale, gesto antico (non vecchio!) così intimamente legato alla caratterizzazione dell’essere umano. A testimonianza di ciò c’è la copertina che in parte è stata realizzata a mano e la struttura finale all’ultima pagina.
A mio parere, nei prossimi decenni, chi riuscirà a mantenere (o riacquistare) quella splendida capacità di scrivere a, contrariamente al trend di digitalizzazione, avrà una marcia in più a livello neuropsicologico.
L’INFINITA VARIABILITÀ COREOGRAFICA DISPONIBILE ALLA MANO CHE SCRIVE, ESALTA LA MOTRICITÀ FINE, IMPREZIOSENDO IL NOSTRO CERVELLO DI TRASFORMAZIONI SENSO-MOTORIE NELLA PARTE ANATOMICA PIÙ RAPPRESENTATA A LIVELLO CEREBRALE: LA MANO.
Se quest’ultimo aspetto vi interessa particolarmente, vi invito a visitare il sito di Irene Bertoglio per altri approfondimenti!
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A cura di Giandomenico D’Alessandro