Buon anno con le “recensioni-lampo” dell’ultimo bimestre di quest’anno!
‘Il segreto è nelle pause’, un’intervista-conversazione col direttore d’orchestra Riccardo Chailly. Se c’è un libro che ho preso per il titolo, questo è uno di quei libri. Per carità, da musicista mi interessa conoscere quel uno dei più celebri direttori d’orchestre del mondo ha da dire sulla musica… ma il libro l’avevo comprato perchè il concetto musicale dell’importanza delle pause riverberava troppo con i concetti di “interruzione” nella percezione come descritta da Castaneda nel suo apprendistato con lo stregone messicano don Juan. E inoltre questa importanza della “mancanza” come elemento “creativo”, quindi tutt’altro che inutile, riverberava con un concetto della formazione in osteopatia biodinamica: il concetto di “pausa” e di “spazio vuoto”. Sono rimasto deluso dalla mia aspettativa ma sono stato contentissimo da musicista. Se siete musicisti, meglio se con formazione classica, il libro è consigliatissimo!
Nota: qui Rollin Becker parla degli esiti del colpo di frusta, ma possiamo estendere questo passaggio a tutte le lesioni. Possiamo anche estendere il ragionamento a tutta la fisiologia corporea, non solo alle “pompe fasciali”.
Adoro almeno 4 elementi di questo passaggio: – Quel viscerale senso di “ingiustizia” del clinico, quando per esperienza rifiuta la dicitura “cronico” nel suo significato di “inguaribile”. – La sorpresa del clinico di fronte a miglioramenti inaspettati. – L’onestà intelletuale e la capacità di auto-analisi del clinico rispetto ai due errori più tipici. – La certezza e la fiducia (concentrate in quel finale “assiomatica”) del clinico nella possibilità di guarigione.
Sto per terminare ‘La vita in movimento’, più che lettura direi una contemplazione: questo libro (di cui quitrovate la recensione) è aperto sul mio leggio da 19 mesi, e l’ho letto “meditandolo” molto lentamente, un poco alla volta… ma sento la necessità di riprenderlo dalla prima pagina…
______________________________________ A cura di Giandomenico D’Alessandro
Stavo trattando una paziente che conosco da più di un anno insieme al mio amico e collega Davide. A fine trattamento Davide ci dice di aver apprezzato un processo terapeutico in zona diaframmatica (riporto testualmente le sue parole) “come se ci fossero stati episodi di vomito ricorrenti con stress sulle ultime coste” (nel frattempo stringe le mani sulle zone ipogastriche a mimare quello che ha percepito).
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